Mappa degli affitti: ecco dove calano e dove aumentano
In crescita anche i contratti transitori
Pubblicato il 25 May 2021
La pandemia ha cambiato la geografia immobiliare: ha inciso sia sul mercato dell’acquisto sia su quello della locazione, portando ad una diminuzione del prezzo degli affitti nelle grandi città italiane e ad un aumento in provincia.
Lo affermano i dati diffusi dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa.
I numeri delle grandi città
Nel secondo semestre del 2020 – dopo anni di aumenti – è diminuito drasticamente il prezzo delle locazioni immobiliari nelle grandi città.
A Milano -6,2% per un monolocale, -6,8% per il bilocale, -6,5% per un trilocale; a Bologna e Firenze il prezzo degli affitti si è ridotto del 3% circa, mentre sono più leggere le flessioni per Bari, Genova, Napoli, Palermo, Torino e Verona.
I canoni medi mensili
Mentre a Milano l’affitto di un bilocale nel periodo considerato dal report si attestava in media a 870 euro al mese, a Bologna e Firenze il prezzo era di 620 euro.
Chi ha preso in locazione un appartamento a Bari ha pagato circa 460 euro, a Genova 350 euro, a Napoli 580 euro, a Palermo e Torino 380 euro, a Verona 520 euro.
Capoluoghi di provincia più salati
In provincia i prezzi sono invece – seppure di poco – aumentati, con i monolocali in progresso dello 0,1% e i bilocali dello 0,7%.
Da una parte, quindi, gli affittuari pagano un canone più salato. Dall'altra, i dati rassicurano chi, negli scorsi anni, ha deciso di fare un investimento attraverso la richiesta di mutui per l’acquisto di case da mettere a reddito attraverso un affitto.
Le cause del fenomeno
Il calo della domanda nelle grandi città è in parte dovuto a studenti e lavoratori digitalizzati, che tra lezioni a distanza e smart working si sono allontanati dai centri che ospitano la loro sede di studio o lavoro.
Pesa anche l’assenza di richiesta di alloggi da parte dei turisti. Non sorprende allora che il calo sia trasversale: diminuiscono i contratti stipulati per motivi di studio, lavoro e divertimento.
Le tipologie di contratto
Calano i contratti a canone libero (passando dal 49% al 47%) e aumentano quelli a canone concordato (dal 30% al 31%).
Positiva anche l’evoluzione dei contratti transitori, dato significativo in quanto mette in luce che in assenza di flussi turistici, alcuni immobili – acquistati per essere destinati ai visitatori – sono stati provvisoriamente destinati a soddisfare esigenze residenziali, senza però essere vincolati troppo a lungo nella speranza che i viaggiatori tornino a visitare l’Italia.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore Giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.
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