Mercato residenziale in crisi?

Pubblicato il 24 October 2017

Centri storici sempre meno attraenti per i cittadini e le imprese. Un fenomeno evidente non tanto nelle grandi città quanto piuttosto nei comuni di dimensioni medie. Ad affermarlo è una ricerca condotta da Ezio Micelli, docente di estimo presso l’Università Iuav di Venezia e Paola Pellegrini, docente di urbanistica in Cina, presso la Xi’an Jiaotong-Liverpool University. L’analisi, compiuta a partire da un’elaborazione dei censimenti Istat nel periodo che va dal 1991 al 2011, si è focalizzata su alcuni comuni di media grandezza (da 30mila a 200mila abitanti), tutti caratterizzati dalla presenza di un centro antico.

Secondo i due studiosi alcuni di questi centri starebbero perdendo le caratteristiche originarie di cuore della città per diventare più simili alle nuove periferie. In particolare l’emorragia di abitanti, imprese e persino istituzioni, sottolineata dalla ricerca, che è stata divulgata in anteprima dal sito Casa24 del Sole24ore, avrebbe pesantemente colpito lo stock di patrimonio residenziale:  gli immobili rimasti inutilizzati arriverebbero a sfiorare il 40 per cento con una perdita di valore di alcune decine di miliardi di euro.

Nei principali comuni oggetto dell’indagine (Trento, Udine, Pordenone, Bassano del Grappa, Conegliano, Rovereto, Vicenza, Treviso, Mantova e Brescia) sono stati mappati 13.282 alloggi inutilizzati: moltiplicati per una superficie media di 90 mq e un valore unitario simbolico di 1.500 euro le “perdite” sarebbero pari ad almeno 1,8 miliardi di euro.

Nel caso di Treviso, ad esempio, nel periodo di tempo osservato, la percentuale degli alloggi rimasti inutilizzati è passata dal 21,3% al 41,8%. Addirittura maggiore il dato rilevato a Udine dove si passa dal 15,7% al 37,9%.

Diverse le cause, oltre alla perdita del potere d’acquisto del ceto medio solo in parte bilanciata da una maggiore convenienza dei mutui prima casa: problemi di parcheggio, vincoli urbanistici, limitazioni in caso di ristrutturazioni ed eccessiva concentrazione di locali pubblici aperti in orario serale.

Occorre inoltre tener conto dell’attuale distribuzione delle attività nelle città: per ciò che riguarda le imprese, secondo gli studiosi, il numero degli addetti necessari è di gran lunga ridotto rispetto ad un tempo. Il moltiplicarsi dei servizi disponibili on line, ad esempio, avrebbe ridotto il numero di sportelli bancari e uffici postali, un tempo posizionati proprio nel centro storico.

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Il profilo dell'autore

Rosaria Barrile Rosaria Barrile, giornalista professionista nata a Milano e laureata in Scienze Politiche, ha iniziato nel 2004 ad occuparsi di prodotti e servizi bancari e assicurativi per conto di un periodico specializzato e da allora non ha mai smesso.

In passato ha collaborato, tra gli altri, con il settimanale Soldi, la testata on line Etica News e il portale dedicato alle donne alfemminile.com. Ha condotto i servizi esterni della trasmissione Salvadenaro, programma di educazione finanziaria andato in onda sul canale 7Gold. Collabora attualmente con le testate on line Lamiafinanza.it, Lamiafinanza-green.it, Lamiaprevidenza.it, Banca e Mercati, e i mensili Largo Consumo e Bluerating.

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