Inflazione e pandemia: famiglie italiane sempre più “equilibriste”
11 ago 2022 | 4 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Il 65% dei nuclei ritiene che il proprio reddito sia inadeguato
Le famiglie italiane si confermano sempre più “equilibriste”, nel tentativo di conciliare gli aspetti economici e lavorativi dell’esistenza con la cura delle persone fragili e la dimensione psico-sociale ed educativa dei figli. Nonostante dopo la pandemia queste difficoltà siano diventate persino più evidenti – basta pensare alla conciliazione tra smartworking e didattica a distanza dei figli – ora una ricerca di Nomisma Spazio Sociale ha rilevato in maniera puntuale gli aspetti più critici della vita familiare.
Il campione intervistato ha individuato 5 tipologie di nuclei famigliari: le famiglie unipersonali “under 70”; le famiglie unipersonali “over 70”; le famiglie con figli; le famiglie con persone non autosufficienti; e infine le famiglie sandwich, cioè quelle famiglie o quegli adulti che, per posizione generazionale, ogni giorno si prendono cura allo stesso tempo dei figli e dei genitori.
La condizione economica
Sul fronte della condizione economica delle famiglie, il 65% degli intervistati valuta il proprio reddito inadeguato per far fronte alle necessità primarie, quali la spesa, l’affitto, il mutuo prima casa, ecc.
In particolare, le “famiglie sandwich” sono la categoria più sensibile a questo tipo di difficoltà: il 74% si trova in condizioni di disagio economico, di cui il 41% anche a causa di una diminuzione del reddito complessivo percepito dalla famiglia nell’ultimo anno. Il 72% delle famiglie con almeno un componente non autosufficiente giudica il proprio reddito inadeguato, di cui un 7% dichiara addirittura di avere un reddito gravemente insufficiente.
Tre le cause più significative alla base dell’inadeguatezza del reddito famigliare: il divario tra il reddito e il costo della vita (65%), le difficoltà lavorative (sia quelle causate dalla pandemia, sia quelle non causate dall’emergenza sanitaria, entrambe pari al 9%) e le spese elevate non legate alla casa (8%).
Chi è anziano, solo e senza reti sociali vive la questione economica come decisiva per il proprio equilibrio di vita, ragione per cui l’80% delle famiglie unipersonali over 70 intervistate individua nella sproporzione tra reddito percepito e costo della vita il motivo dell’inadeguatezza delle proprie entrate, situazione percepita anche dalle famiglie con figli (68%).
Anche di fronte ad un miglioramento generale delle condizioni economiche, testimoniato dalla minore percentuale di chi dichiara che non riuscirebbe ad affrontare una spesa imprevista di 5.000 euro – 20% rispetto al 24% dello scorso anno – si registra un lieve peggioramento della percezione della capacità di affrontare eventuali problemi come la perdita di lavoro o la perdita di autonomia di un componente della famiglia.
La situazione lavorativa
Un altro aspetto che incide fortemente sull’equilibrio delle famiglie – ad eccezione delle famiglie unipersonali over 70 - e che è strettamente legato al reddito, è il lavoro.
Di tutte le categorie intervistate, le famiglie unipersonali under 70 risultano essere quelle maggiormente sensibili al disequilibrio tra il proprio reddito e le difficoltà lavorative: il 13% ha avuto difficoltà in ambito lavorativo non connesse all’emergenza sanitaria, mentre il 16% ha registrato problemi lavorativi collegati alla pandemia. Seguono le famiglie con almeno un componente non autosufficiente (12%).
Se guardiamo alla quota di famiglie con all’interno persone disoccupate, pari al 18%, ci si accorge subito dell’aumento di questa percentuale nelle famiglie con figli (29%) e nelle famiglie sandwich (33%).
Ma i problemi occupazionali non si esauriscono qui: un’altra problematica è legata alla discontinuità lavorativa che colpisce particolarmente le famiglie sandwich. Il dato è motivato dal fatto che alcuni componenti di questa categoria impegnati nel doppio compito di cura (dei figli e dei propri genitori) riscontrano grandi difficoltà nel conciliare vita lavorativa ed esigenze famigliari: il 29% degli intervistati ha riscontrato problemi di conciliazione famiglia – lavoro, una percentuale molto alta se comparata all’11% del totale del campione.
La dimensione della cura
La presenza in famiglia di almeno una persona non autosufficiente, bisognosa quindi di un’assistenza continua, si rivela un compito arduo da un punto di vista economico e dell’impegno.
Le famiglie in esame devono infatti farsi carico di famigliari con malattie croniche (41%), limitazioni nelle attività quotidiane a causa di problemi di salute (23%), situazioni di disagio psichico (16%), oltre ad anziani non autosufficienti (44%). Il tema della cura delle fragilità, inoltre, oltrepassa i confini della coabitazione: il 51% di queste famiglie si occupa di genitori che non vivono nella stessa abitazione, una quota che sale al 67% tra le famiglie sandwich.
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