Gli effetti del Covid sugli investimenti immobiliari

Ecco quali settori sono stati in grado di crescere
Pubblicato il 29 gennaio 2021
Il bilancio complessivo ha il segno meno, ma il 2020 degli investimenti immobiliari, considerando l'annata caratterizzata dalla pandemia, mantiene degli angoli di luce.
Secondo un rapporto della società di servizi immobiliari Jll, i volumi totali in Italia sono stati di 8,3 miliardi. Il calo è del 33% rispetto all'anno precedente e del 15% rispetto alla media degli ultimi cinque anni. In sostanza, gli investimenti sono tornati ai livelli del 2018.
I settori cresciuti nel 2020
All'interno di un mercato bloccato, con impatti sia sulle imprese che sulle famiglie, tanto che uno degli interventi più immediati ha riguardato la sospensione delle rate dei mutui, ci sono stati però settori capaci di crescere: la logistica ha incrementato i volumi del 3%, il comparto degli alternatives del 45%, l'assistenza sanitaria del 57%.
Uffici, hotel e retail hanno invece sofferto.
Chi sale e chi scende
L'andamento immobiliare è coerente con quello dei settori d'appartenenza: commercio, turismo e accoglienza sono stati particolarmente colpiti; le strutture sanitarie sono state fondamentali e la logistica è uno dei grandi ingranaggi dell'e-commerce.
Chiaro che i maggiori ribassi richiederanno più tempo di recupero.
Retail ancora sotto pressione
I consumi del retail, ad esempio, dovrebbero tornare ai livelli pre-Covid solo nel 2023. Nel breve periodo, infatti, potrebbe essere un'ulteriore pressione sui canoni e, di conseguenza, un'accentuata cautela degli investitori.
Alberghi pronti alla ripresa
Il volume investito nel settore alberghiero si è contratto del 76% anno su anno. Ma, spiega il rapporto, la ripresa potrebbe essere più repentina, sostenuta dalla voglia di viaggiare non appena le misure anti-pandemia saranno allentate.
Uffici: effetto smart working
Il calo nel settore Uffici è stato del 33%, con un mercato del leasing precipitato del 41% a Milano e del 54% a Roma. Potrebbe essere la traccia di un cambiamento più consistente.
Lo smart working permette di ridurre lo spazio necessario in ufficio e, di conseguenza, ridimensiona i costi immobiliari. Le imprese si stanno orientando verso una gestione degli spazio di lavoro ibrida, che fonde ufficio, postazioni da remoto o altri ambienti come i coworking.
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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore Giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.
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