Decreto Crescita, come cambia il fisco sugli immobili

Numerose novità per i proprietari di case
Pubblicato il 25 June 2019
Novità all’orizzonte in materia di fisco immobiliare. Sono tante le nuove norme, che interessano i proprietari di un immobile, ad esclusione però di chi ha sulle spalle un mutuo prima casa, previste dal decreto Crescita, che dovrebbe in teoria ottenere il via libera definitivo dal Parlamento nei prossimi giorni: si va dall’Imu alla cedolare secca, dagli affitti brevi alle case in comodato d’uso.
Il termine per presentare la dichiarazione Imu slitta al 31 dicembre dell’anno successivo a quello cui si riferiscono i dati da comunicare. Attualmente, invece, il termine è il 30 giugno. Inoltre, viene eliminato l’obbligo di presentare la dichiarazione Imu per chi vuole beneficiare della riduzione del 50% Imu e Tasi sulle case date in comodato, che consiste nel prestito gratuito, ai figli o ai genitori (anche se occorre ricordare che in questi casi il comodato va registrato all’Agenzie delle entrate).
Chi dimentica di confermare l’opzione per la cedolare secca sugli affitti al momento della proroga del contratto non dovrà più pagare la sanzione di 100 euro.
Il decreto fornisce inoltre una boccata d’ossigeno ai proprietari che non percepiscono l’affitto dagli inquilini morosi. In pratica finora, i possessori di immobili dati in affitto dovevano pagare le tasse anche sul canone non incassato, finché non veniva sciolto il contratto. Per i contratti siglati dal 1° gennaio 2020, invece, è stata introdotta la possibilità di non versare le imposte sui canoni la cui mancata percezione sia “comprovata dall’intimazione di sfratto per morosità o dall’ingiunzione di pagamento”.
Per contrastare il fenomeno degli affitti turistici “in nero”, il decreto prevede la creazione di una banca dati pubblica delle strutture ricettive e degli immobili destinati all’attività di locazione breve. Per capire come questa norma si traduca in un obbligo ben preciso occorrerà tuttavia attendere il successivo decreto ministeriale (che dovrà essere adottato entro 30 giorni dalla conversione del decreto). L’unico passaggio già stabilito dal decreto è che ogni struttura o casa data in affitto dovrà avere un codice identificativo che dovrà essere usato “in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza”. Lo stesso codice dovrà essere usato anche dai gestori di portali internet e dagli agenti immobiliari. Chi non rispetta tale obbligo rischierà sanzioni da 500 a 5mila euro.
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Il profilo dell'autore

Rosaria Barrile Rosaria Barrile, giornalista professionista nata a Milano e laureata in Scienze Politiche, ha iniziato nel 2004 ad occuparsi di prodotti e servizi bancari e assicurativi per conto di un periodico specializzato e da allora non ha mai smesso.
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Commenti
Ma alla fine come si farà' ad avere il codice identificativo per gli affitti brevi.Non lo leggo da nessuna parte!
RispondiCiao Giovanni, il decreto crescita convertito nella legge n.58/2019 contiene delle nuove regole sugli affitti brevi. Come hai indicato anche tu nel quesito i locatari dovranno dotarsi di un codice identificativo, ma l’attuazione della novità che puoi trovare e leggere all'articolo 13 quater non è di così immediata attuazione. Dovrai attendere un decreto del ministero delle politiche agricole con cui sarà disciplinato nello specifico questo aspetto. Per tua comodità ti riporto cosa dovrà precisare il decreto sul codice alfanumerico: “i criteri che determinano la composizione del codice identificativo, sulla base della tipologia e delle caratteristiche della struttura ricettiva nonché' della sua ubicazione nel territorio comunale”. Non resta che aspettare e documentarsi sui giornali di informazione specializzata.
RispondiBuongiorno, ora che si è formato un nuovo governo il codice identificativo avrà ancora funzione di esistere?
RispondiLa norma non è stata cancellata, ma neanche attuata; chi vivrà, vedrà.
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