Coronavirus: effetto negativo sull'immobiliare italiano
Secondo Nomisma la situazione è potenzialmente drammatica
Pubblicato il 27 March 2020
“Il settore immobiliare italiano si trova a fronteggiare una situazione inedita, dalle conseguenze potenzialmente drammatiche”. È questo, in sintesi, lo scenario che si presenta in questo momento secondo l’Osservatorio sul Mercato immobiliare - marzo 2020 di Nomisma, presentato mercoledì 25 marzo. La fotografia che ne esce è uno stop destinato a bloccare il settore per alcuni mesi, anche se tassi e mutui prima casa sono sempre più appetibili. Difficile dire cosa succederà.
Troppe incognite. “Troppe le variabili macroeconomiche per immaginare che il settore immobiliare si muova autonomamente rispetto al contesto. Se vogliamo azzardare una proiezione dobbiamo proporre tre scenari: uno pre-virus, quello al quale ci stavamo preparando me che, di fatto, è superato dagli eventi. Poi uno scenario soft e uno pessimistico”, spiega Luca Dondi, AD di Nomisma. Solo nel 2020 il mercato prevede una perdita tra 9,2 e 22,1 miliardi di euro di fatturato nel residenziale e tra 2,6 e 5,8 miliardi di euro di capitali investiti nel corporate.
Oltre 50 mila compravendite in meno. Nomisma prevede 50 mila compravendite di abitazioni in meno, nello scenario pessimistico oltre 118 mila in meno, rispetto alle 613 mila vendite attese per il 2020 e rispetto alle 603 mila compravendite effettuate nel 2019. “Un tributo pesante che l’immobiliare paga alla crisi”, commenta Dondi. Un mercato che, nel 2019, secondo i dati Nomisma, sembrava avere imboccato la via della ripresa con oltre 600 mila transazioni nel residenziale, per un fatturato da 98,3 miliardi di euro.
Residenziale, perdite fra 54,5 e 113 miliardi di euro. Per quanto riguarda il settore residenziale, Nomisma prevede, dal 2020 al 2022, una perdita compresa tra 54,5 miliardi di euro (scenario ottimistico) e 113 miliardi di euro di fatturato (scenario pessimistico): solo nel 2020 la perdita è compresa tra 9,2 e 22,1 miliardi di euro, a seconda dello scenario. Per i prezzi, nel biennio 2020-2021, si stimano flessioni medie tra -1,3% e -4%, sempre con riguardo ai vari scenari. Per il 2022, invece, la flessione dei valori dovrebbe essere in timida attenuazione.
Nel 2019 il 78,9% delle famiglie era intenzionata a chiede il mutuo. Un quadro, comunque sia, in netto contrasto con i risultati del 2019, che restituivano un miglioramento rispetto agli anni passati, con 46,3 miliardi di euro di mutui erogati. L'anno scorso, secondo le rilevazioni Nomisma, il 78,9% delle famiglie italiane era intenzionata a chiedere un mutuo, soprattutto mutuo prima casa, con l'obiettivo di comprare l'abitazione (il 47,6% sicuri di questo, il 31,3% probabilisti). Un trend in ascesa, finora, corroborato dall’incremento del 32,4% delle richieste di mutui registrato nel primo bimestre 2020.
Se il settore residenziale non ride, il corporate piange. “La situazione degli investimenti immobiliari corporate, ossia complessi cielo-terra superiori a 5 milioni di euro di valore, appare ancora più complessa, considerato il dinamismo presentato fino a poche settimane prima dello scoppio del virus, con investimenti 2019 che hanno raggiunto l’ammontare record di 12,3 miliardi di euro”, sostiene Nomisma. Da qui al 2022, nello scenario meno negativo, le previsioni Nomisma sono per una perdita cumulativa di 278 mila transazioni (-48,4 mila solo nel 2020) e 9,4 miliardi di euro di capitali investiti (-2,6 miliardi nel solo 2020). Seguendo lo scenario più pessimistico, il tracollo ammonterebbe a 587 mila unità in meno (-118,8 mila nel 2020) e a 18,3 miliardi di euro di capitali investiti in meno (-5,8 miliardi nel 2020).
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Il profilo dell'autore
Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.
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