Tasso variabile, istruzioni per l'uso

Pubblicato il 12 March 2014

Il mutuo a tasso variabile, il primo a interessare chi necessita di un finanziamento per acquistare la casa, non teme concorrenti almeno a livello di tassi. Non a caso, stipulandone uno, l'importo da versare alla prima rata sarà di certo più basso rispetto a tutti gli altri.

Attenzione però, perché non è tutto oro quel che luccica. La convenienza iniziale legata al tasso variabile rispetto, per esempio, al tasso fisso o a quello con cap, è legata all'imprevedibilità che lo accompagna per tutta la durata del contratto.

Le certezze che si porta dietro un mutuo a tasso variabile infatti sono essenzialmente due: se ne conosce il l'importo minimo da versare, mentre l'importo massimo è quasi del tutto sconosciuto. Il tasso d'interesse applicato è la somma tra il parametro Euribor così come rilevato a una certa scadenza e lo spread, cioè la remunerazione della banca che stipula il mutuo, definito a sua volta in sede di sottoscrizione del contratto. Il contraente, potenzialmente, potrebbe essere costretto a pagare una rata a un tasso minimo che è pari allo spread, che potrebbe essere bassissimo in quel momento oppure altissimo: in questo secondo caso, cioè se lo spread esplode, la rata sarà a sua volta altissima, con le conseguenze del caso sul portafoglio del contraente.

Paradossalmente quindi, il mutuo a tasso variabile, è indicato per coloro che presumono di avere una capacità di spesa più alta in futuro. E' invece molto rischioso ricorrere a questo strumento se si ha una possibilità di spesa uguale o poco più alta di quella della prima rata, soprattutto se l'Euribor è ai minimi storici e non può che risalire, in futuro.

Detto questo, è pur vero che il fascino della sfida che questo tipo di mutuo esercita, rispetto a un più tranquillo e sicuro tasso fisso, è innegabile e deriva dalla possibilità di arrivare alla conclusione del finanziamento avendo pagato meno interessi alla banca. Ma questa è un sfida e come tale è qualcosa di ipotetico. La sfida infatti potrebbe anche essere persa in partenza: basta fermarsi un attimo e  leggere gli elevatissimi livelli raggiunti dall'Euribor a ottobre del 2008. Anzi, esaminando l'andamento dell'Euribor dal 1999 (anno della creazione) a oggi, facendo una media aritmetica delle rilevazioni di questi quindici anni, si evince però che l'Euribor a 1 mese medio è pari al 2,4% mentre quello a 3 mesi è pari al 2,5%. Dati alla mano, dunque, si può affermare che quanti hanno acceso, dal '99 al 2013, un mutuo a tasso variabile hanno fatto un affare.

Le cose non cambiano nemmeno guardando le previsioni per il prossimo quinquennio: anche in questo caso, chi stipula il contratto a tasso variabile dovrebbe averla vinta, visto che,  esaminando gli scambi dei futures Euribor a tre mesi sul mercato Liffe, è evidente la risalita di questo parametro che, in maniera lenta ma inesorabile, dovrebbe raggiungere il 2,5% solo a dicembre del 2019.

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.

All'inizio negli anni '90 si è occupato di cronaca su La Repubblica lavorando al contempo come giornalista in alcune televisioni libere liguri. A Milano è stato redattore capo di Italia-iNvest.com, primo sito italiano specializzato in economia. Ha lavorato al sito “Lettera finanziaria” di Giuseppe Turani. Sulla carta stampata ha lavorato con Affari & Finanza ed è stato caporedattore di Finanza e Mercati. Attualmente lavora a MF-Milano Finanza.

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