Mutui europei, si attende il nuovo Euribor

Si avvicina il momento in cui l’Euribor andrà definitivamente in pensione. Ne accennavamo già la scorsa estate (https://www.mutui.it/mutuando/nuovo-euribor-nel-2019-quali-effetti-sui-mutui.html), ma è il caso di rinfrescare la memoria, soprattutto a beneficio di coloro che si apprestano ad accendere nuovi contratti di mutuo, dal momento che il nuovo tasso potrebbe influenzare mutui e prestiti. L’Euribor a tre mesi è infatti, lo ricordiamo, l’indice a cui è agganciato il calcolo dei tassi dei mutui a tasso variabile.

L’attendibilità dell’Euribor è andata scemando dal 2012, quando il tasso interbancario delle transazioni finanziarie era ricavato dalla consultazione giornaliera di 44 istituti di credito europei. Ora, da diverso tempo, il numero di banche coinvolte nel panel di calcolo è sceso a 20 (tra cui i principali gruppi bancari italiani), e, di pari passo al dimezzamento delle voci, è scesa anche la credibilità dell’indice. A detta dell’European Money Market Institute, tale sistema di rilevazione era troppo soggetto agli umori dei primari istituti di credito europei e troppo limitato alle sole transazioni, rischiando di non tenere nel dovuto conto i movimenti generali del mercato interbancario dell’Eurozona.

Il nuovo Euribor sarà dunque, presumibilmente, un indice calcolato con algoritmi meno esposti alla volatilità, con maggiore riguardo per tutti i tipi di movimenti di liquidità (non solo le transazioni) e con un maggiore controllo della trasparenza delle informazioni rese dai gruppi bancari coinvolti nella determinazione dell’indice. Lo scorso ottobre l’embrione del nuovo indice è stato presentato dall’Emmi alla Bce, per prendere vita, presumibilmente, tra il 2019 e il 2020.

Gli effetti sui mutui a tasso variabile, come dicevamo nel nostro articolo dello scorso agosto, potrebbero essere quelli di una maggiore tendenza al cambiamento dei tassi base; una vitalità a cui l’Euribor attuale ci ha disabituato, dato che per lunghissimi mesi è rimasto su livelli fissi e negativi. Movimenti al rialzo potrebbero essere quindi più probabili (complice anche l’inversione di tendenza che c’è da aspettarsi nei prossimi anni da parte dei tassi Bce) e più repentini. A fare la differenza, a questo punto, saranno gli spread bancari aggiunti ai tassi base dei mutui variabili: la concorrenza si giocherà tutta sulla capacità delle banche di applicare condizioni vantaggiose. Il nuovo Euribor, d’altro canto, potrebbe rappresentare di per sé una difesa da oscillazioni eccessive dagli umori del mercato nel caso in cui, come si vocifera, dovesse venir calcolato non più sulla base di rilevazioni quotidiane ma su una media di periodo, accorgimento che aumenterebbe la stabilità dell’indice senza influire negativamente sulla sua credibilità. Né, tantomeno, senza essere causa di rate eccessivamente pesanti per i mutuatari che abbiano scelto di accendere un contratto a tasso variabile.

Nell’attesa del responso sull’Euribor, i mutui nell’Eurozona, secondo la Bce, a febbraio hanno mostrato tassi di interesse medi dell’1,84%. Un dato che si colloca tra i mutui più cari, quelli di Grecia e Irlanda con interessi superiori al 3%, e  lo 0,93% della Finlandia. L’Italia si colloca leggermente al di sopra della media, con un tasso medio sui nuovi mutui rilevato dalla Bce dell’1,92%.

12 April 2018 di

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