Rate del mutuo, un problema per le famiglie italiane

Il 40% delle famiglie italiane, nell’ultimo anno, ha dovuto far fronte a una rata di mutuo o di credito al consumo di oltre 700 euro. L’anno precedente questa soglia di campione era il 27%. L’analisi è offerta dalla prima edizione 2024 dell’Osservatorio SalvaLaTuaCasa di Save Your Home, realizzato da Nomisma che ha analizzato tra l’altro l’impatto degli aumenti delle rate dei mutui con la sostenibilità dei redditi delle famiglie.

I risultati dello studio

Nel report si evidenzia che le dinamiche più marcate sono quelle legate agli incrementi delle rate dei mutui a tasso variabile, che complessivamente rappresentano circa il 40% dello stock dei mutui attualmente in fase di rimborso da parte delle famiglie. La risalita del costo del denaro in meno di due anni ha generato per questo gruppo di famiglie aumenti che l’Osservatorio stima compresi tra il 35% e addirittura il 119% della rata mensile. La conseguenza è stata la contrazione del reddito netto residuo disponibile fino al 51%.

Tale aggravio del peso delle rate, emerge dallo studio, colpisce maggiormente gli italiani con un mutuo a tasso variabile e un reddito annuo lordo fino a 40mila euro (fascia che comprende il 90% dei contribuenti), con una significativa incidenza sul reddito residuo disponibile che, in molti casi, arriva addirittura al di sotto della soglia minima di sussistenza.

La potenziale criticità è destinata a permanere anche nel medio termine, stima Nomisma, in quanto le prospettive di riduzione futura del costo del denaro sono graduali e diluite nel tempo.

Non solo mutui

Alla voce dei mutui si aggiunge un aumento generalizzato di altre spese che incidono sugli aspetti prioritari della vita: dalla sanità all’istruzione, fino ai generi alimentari e alle utenze domestiche. La buona notizia che arriva dallo studio è che le famiglie italiane stringono i denti. Di fronte a questi scenari il tasso di default delle famiglie è complessivamente rimasto su livelli contenuti rispetto al livello minimo registrato negli ultimi cinque anni di osservazione,

Ma avverte Nomisma, “in mancanza di soluzioni efficaci nei confronti dei soggetti più fragili i tassi ancora elevati possono impattare sulla qualità del credito”. Storicamente, evidenzia lo studio “l’aumento del tasso Euribor a 3 mesi si traduce in un aumento dei crediti deteriorati con un ritardo temporale di 12 - 18 mesi. Di conseguenza, il significativo aumento del tasso Euribor desta preoccupazioni, se non sarà affiancato da interventi efficaci di supporto. Senza adeguate contromisure, si prevede nei prossimi mesi un deterioramento della qualità del credito, con conseguente aumento delle insolvenze”.

Una situazione che si rifletterà probabilmente anche sul mercato delle aste, stimate per il 2024 tra le 160mile e le 180mila (+12% rispetto al 2023).

Lo studio analizza infine il costo delle procedure delle aste: “Per altro le aste immobiliari presentano molte criticità ed inefficienze, con macro-costi valutati complessivamente in 9 miliardi di euro per il sistema pubblico, un costo per famiglia escussa di 23.000 euro ed effetti negativi sia per le banche sia per le famiglie: i prezzi di aggiudicazione arrivano infatti a dimezzare il valore dell’immobile rispetto alle quotazioni di mercato (con punte che possono raggiungere il -65%), mentre la lunghezza e l’onerosità dei procedimenti rischiano di ridurre ulteriormente il ricavato effettivo, lasciando ampie quote di scoperto a danno di creditori e debitori.”

26 March 2024 di

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