Mutui: l’Euribor cambia pelle
Passaggio completo entro il 2022
Ad ottobre arriva la rivoluzione per i tassi dei mutui. Inizia il processo che porterà in soffitta l’Euribor, il parametro con cui attualmente si calcola l’oscillazione dei tassi del mutuo e arriva un nuovo criterio di calcolo. Il cambio, secondo le stime dell’istituto di ricerca Boston Consulting Group, può arrivare a costare alle banche fino a 2 mld di euro e il costo inevitabilmente si potrà ripercuotere sui consumatori finali. Le modifiche negli intenti degli istituti centrali si sono rese necessarie per andare verso la direzione della maggiore trasparenza ed evitare il rischio di manipolazione dei tassi con ripercussioni anche per i consumatori finali.
Ma vediamo insieme le novità di un primo passaggio della riforma dei tassi di riferimento che dovrà concludersi entro il 2022.
Dal 2 ottobre prossimo cesserà di essere utilizzato il criterio di calcolo con Eonia e si inizierà ad utilizzare un nuovo meccanismo €STR (Euro Short Term Rate): è un cambio di metodologia di rilevazione e il processo si concluderà nel 2021 dove, in un certo senso, vecchio e nuovo indicatore coesisteranno e il nuovo si ricaverà aggiungendo 0.85 punti base al risultato del vecchio.
Cos’è Eonia? EONIA ® (Euro OverNight Index Average) è il tasso di interesse medio di riferimento nelle operazioni a brevissima scadenza (overnight) svolte sul mercato interbancario europeo. Esso viene calcolato dalla Banca Centrale Europea (Bce) coadiuvata dalla Federazione Bancaria Europea (EBF) che ne pubblica il risultato ufficiale ogni giorno tra le 18.45 e le 19.00. Il 2 ottobre ci sarà una piccola anomalia nell’orario di comunicazione del tasso che slitterà dalla canonica sera al mattino.
L’Euribor (Euro Interbank Offered Rate), invece, è il tasso interbancario di riferimento la cui media è utilizzata per il calcolo del tasso di interesse delle operazioni bancarie, tra cui anche il calcolo del tasso variabile dei mutui, e viene calcolato giornalmente sulla base delle operazioni di un campione di banche. Entro il 2022 sarà sostituito da Ester, un nuovo meccanismo che si baserà sul calcolo delle operazioni delle effettive transazioni che avvengono sul mercato.
Il gruppo di studio della società di consulenza Boston Consultino Group ha stimato che la riforma dei due indici potrà portare ad un costo tra i 50 mln e i 100 mln per le banche più piccole, e fino a 350 mln per le realtà più grandi. Proiettando le cifre sul contesto nazionale lo studio della società arriva a stimare un impatto da oltre un miliardo e mezzo di euro.
Dal 2 ottobre, dunque, gli istituti di credito dovranno iniziare a mettere mano alla transizione con una eventuale rinegoziazione dei contratti in essere perché non si avranno i vecchi valori di riferimento ma nuovi.
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