Gli italiani e il climate change
22 set 2020 | 3 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

Avere un animo verde vuol dire raccolta differenziata
Per gli italiani, avere un animo verde vuol dire raccolta differenziata, ma non cambio degli elettrodomestici in ottica green. E l’unità del paese, nel nome del climate change, è lontana. Sono questi alcuni risultati che si possono trarre dal report “I comportamenti energetici in ambito domestico - Dimensioni culturali, sociali ed individuali”, risultato della collaborazione tra Università Statale di Milano (Cattedra di Psicologia Sociale) e Italia in Classe A, la campagna nazionale sull’efficienza energetica promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico e realizzata da ENEA.
Lo studio mette in rilievo comportamenti contradditori degli italiani nei confronti dei problemi relativi al climate change (cambiamento climatico). Se c’è, da un lato, una forte percezione del problema cambiamento del clima, dall’altro lato si evidenzia, invece, un rifiuto verso le politiche disincentivanti e la diffusione poco sviluppata di alcuni comportamenti pro-ambiente. Inoltre, emergono talmente tante differenze territoriali all’approccio al problema che gli autori del report suggeriscono interventi diversificati che si concentrino sulla comunicazione del risparmio economico e della riduzione dei rischi per la salute.
Più nel dettaglio il 94,8% dei partecipanti è consapevole che è in atto un cambiamento climatico e riconosce che vi siano delle responsabilità dell’uomo in tale processo. Vi è un atteggiamento preoccupato e una consapevolezza che tale processo porterà a conseguenze negative. Il 35% degli italiani si dice preoccupato, e molto, per il costo dell’energia, ma non sulla disponibilità delle fonti di approvvigionamento. Se il problema del cambiamento climatico è sentito quasi all’unanimità meno la responsabilità del singolo.
Calano le percentuali di chi ha fiducia nelle capacità collettive di limitare i consumi energetici per mitigare gli effetti sull’ambiente (36% del campione). Per quanto concerne i comportamenti energetici in ambito domestico, il 39% degli italiani afferma di non aver praticato di recente alcuna azione migliorativa. Siamo ancora indietro rispetto agli altri paesi europei nella sostituzione di vecchie apparecchiature (frigoriferi, lavatrici) con modelli di classe energetica più elevata e nella scelta di mezzi ecologici di mobilità (bicicletta, trasporto pubblico, piedi); va meglio, però, quando si parla di acquisto di veicoli elettrici o bassa emissione e di sistemi di riscaldamento domestico tecnologicamente rinnovati.
Venendo poi ai comportamenti che “fanno la differenza” in Italia, quelli maggiormente praticati sono la raccolta differenziata (57%), l’acquisto di prodotti locali (32%), la riduzione dei consumi energetici (29%) e idrici (28%), il non utilizzo dei prodotti in plastica (27%). Ma sono scarsamente diffusi i comportamenti riferibili alle scelte di trasporto e mobilità (uso dei mezzi pubblici e/o dell’auto privata) e a quelle di consumo (selezione di marchi/prodotti eco-compatibili).
Quando si parla di tasse gli italiani poi sono contrari anche sei tratta di tasse per l’ambiente, mentre sembrano preferire interventi su leggi ambientali più restrittive con sanzioni più severe, garantendo l’applicazione delle leggi vigenti.
22 September 2020 di Cristina Bartelli
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