Comunicati - Incidono i limiti imposti dalle banche: il finanziamento si ferma al 63%

Scende del 9% l’importo richiesto per il mutuo prima casa

Pubblicato il 28 February 2012

Incidono i limiti imposti dalle banche: il finanziamento si ferma al 63%

Gli italiani fanno i conti con il credit crunch e chiedono somme minori alle banche, anche se l’obiettivo è l’acquisto della prima casa. Il comparatore Mutui.it, che ha analizzatooltre 400.000 domande di mutuo prima casa presentate negli ultimi tre mesi, ha verificato come si siano ridotte del 9% le somme medie richieste. A novembre 2010, prima dell’esplosione della crisi economica, l’importo mediodei finanziamenti era pari a 160.000 euro, oggi si attesta a 146.000 euro.

I mutui si rimpiccioliscono, mentre l’età di chi vuole sottoscriverli si alza ancora: a riprova del disagio di un ampio segmento della società italiana, si arriva a chiedere un finanziamento a quasi 37 anni (era 36 nel 2010), un’età sempre più vicina agli “anta” e mai tanto lontana dall’ingresso nell’età adulta.

«I dati emersi dalla nostra indagine – spiega Lorenzo Bacca, responsabile Business Unit di Mutui.itprovano, ancora una volta, che in tempi di crisi l’accesso al mutuo è materia per chi già dispone di risparmi. Anche chi vuole dedicarsi al primo progetto “da adulti” ha bisogno di costruirsi una solidità economica per ottenere la concessione del finanziamento; chiedere mutui per pagare il 100% del valore dell’immobile vuol dire esser certi di ottenere un rifiuto da parte delle banche. Naturale, quindi, che anche l’età media salga e che il sogno dell’indipendenza si faccia più lontano per i giovani».

Diminuisce, di ben 12 punti, il loan to value, vale a dire la percentuale del valore dell’immobile che si intende finanziare attraverso il mutuo: a fine 2010 le richieste puntavano a coprire il 75%, mentre oggi la richiesta media si ferma al 63%. A fronte di un valore medio dell’immobile che resta tutto sommato costante, come costante è anche la durata del finanziamento, di circa 25 anni.

La richiesta di mutui a tasso variabile ormai eguaglia quella di mutui a tasso fisso (42% Vs 43%), mentre solo un anno fa quest’ultima raccoglieva ben il l 47% delle domande (27% per il variabile puro). Il fenomeno si spiega considerando i tassi attuali particolarmente alti che, con gli aumenti degli spread imposti dalle banche, fanno preferire il ricorso al variabile.

Il mutuo prima casa di regione in regione

È interessante capire come vari l’atteggiamento degli italiani nei confronti del mutuo per la prima casa in base alla Regione in cui si vive. La riduzione dell’ammontare medio non risparmia nessuna zona d’Italia, tutte le regioni risultano ridimensionate nelle loro richieste: quelle che registrano il decremento maggiore sono Umbria (-14% rispetto a novembre 2010), Valle d’Aosta (-13%), Puglia e Basilicata (-11%), Liguria e Sicilia (-10%). Tiene solo il Trentino Alto Adige, che con una contrazione dell’1% si mantiene saldamente in prima posizione per quel che riguarda gli importi medi richiesti. La seguono, poi, tutte regioni del Nord e del Centro Italia; in fondo alla classifica, Calabria, Basilicata e Molise, che come nel 2010 confermano le richieste minori.

Di seguito la classifica degli importi medi richiesti per il mutuo prima casa nelle venti Regioni italiane, con indicazione del calo percentuale rispetto alla rilevazione del novembre 2010:

 

Valore medio richiesto

variazione percentuale rispetto a novembre 2010

Trentino-Alto Adige

190.000

-1%

Lazio

168.000

-9%

Toscana

158.000

-9%

Valle d'Aosta

157.500

-13%

Lombardia

153.500

-8%

Liguria

152.000

-10%

Emilia-Romagna

150.000

-7%

Campania

145.500

-9%

Veneto

142.500

-7%

Umbria

140.500

-14%

Marche

138.000

-9%

Piemonte

137.500

-8%

Sicilia

131.000

-10%

Abruzzo

130.000

-6%

Sardegna

128.500

-8%

Friuli-Venezia Giulia

126.000

-8%

Puglia

125.500

-11%

Calabria

122.000

-5%

Basilicata

120.500

-11%

Molise

114.000

-8%

 

Questo invece il confronto delle tipologie di tasso scelto in fase di preventivo, prima e dopo la crisi:

 

prima della crisi

dopo la crisi

Fisso

47%

43%

Variabile

27%

42%

Variabile con Cap

5%

7%

Misto

9%

3%

Rata costante

12%

5%

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