Il 56% degli immobili venduti è in classe G

Pubblicato il 22 March 2018

Meglio risparmiare oggi o spendere un po’ di più per incrementare il valore dell’immobile e tagliare l’importo delle bollette negli anni a venire? A scegliere la prima opzione è la maggior parte degli italiani, che pur di comprare un’abitazione, anche ricorrendo ad un mutuo prima casa di lunga durata, non si sofferma su questioni ritenute ancora poco significative, come ad esempio il risparmio energetico.

A tradurre in numeri quella che di fatto era già da tempo una percezione molto forte degli operatori del settore, è uno studio realizzato dall’Enea, l’Agenzia nazionale per l’energia, dalla Fiaip, la Federazione Italiana degli agenti immobiliari professionali, e da I-Com (Istituto per la Competitività). In sintesi, se da un lato il livello energetico del patrimonio abitativo del nostro Paese cresce nel complesso solo dello 0,5%, dall’altro, il 56% delle vendite totali ha riguardato immobili in classe G (quella descrive il consumo energetico più elevato), il 24% nelle classi E ed F, il 13% nelle classi C e D. Solo il 7% ha interessato le abitazioni collocate nelle classi migliori, la A e la B.

La causa, secondo gli stessi autori dell’indagine, potrebbe essere attribuita ad un discorso di opportunità in termini di prezzo nel breve periodo: nell’usato si possono infatti spuntare occasioni migliori rispetto al nuovo e quando le risorse nell’immediato sono limitate, i risparmi futuri legati a una migliore efficienza energetica dell’abitazione tendono a essere considerati come meno importanti. Tanto più che la possibilità di ottenere degli sgravi fiscali tende a far percepire gli interventi futuri di riqualificazione energetica ( come il rifacimento degli infissi e degli impianti di riscaldamento) come più sostenibile per il budget familiare e quindi rinviabili in un secondo momento.

La naturale conseguenza di questo atteggiamento è la scarsa attenzione prestata a quanto riportato sull’Ape (Attestato di prestazione energetica), il documento che raccoglie le caratteristiche di consumi ed efficienza di un immobile:  un agente immobiliare su due ritiene che non incida sulle scelte di chi compra o vende. 

Se si considerano gli immobili venduti nel 2017, i meno efficienti dal punto di vista energetico sono le villette (oltre una su due, ovvero il 54,7%) e, ancor di più i bilocali (66,7%) mentre solo il 4,4% dei bilocali e l’8,7 delle villette appartiene alle classi energetiche più alte (A+ , A e B). Negli immobili di pregio, invece, dove la capacità di spesa del compratore è più elevata, le vendite che rientrano nelle tre classi energetiche più efficienti sono salite dal 14,1% del 2016 al 22,1% dello scorso anno. Anche la percentuale di immobili in classe energetica A+, A e B scambiati nei centri storici delle principali città italiane risulta in aumento: si passa dal 6,4% del 2016 al 10,8% del 2017. Nelle zone periferiche, invece, questa percentuale diminuisce.

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Il profilo dell'autore

Rosaria Barrile Rosaria Barrile, giornalista professionista nata a Milano e laureata in Scienze Politiche, ha iniziato nel 2004 ad occuparsi di prodotti e servizi bancari e assicurativi per conto di un periodico specializzato e da allora non ha mai smesso.

In passato ha collaborato, tra gli altri, con il settimanale Soldi, la testata on line Etica News e il portale dedicato alle donne alfemminile.com. Ha condotto i servizi esterni della trasmissione Salvadenaro, programma di educazione finanziaria andato in onda sul canale 7Gold. Collabora attualmente con le testate on line Lamiafinanza.it, Lamiafinanza-green.it, Lamiaprevidenza.it, Banca e Mercati, e i mensili Largo Consumo e Bluerating.

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