Mutui ed inflazione. Cosa può succedere?

Pubblicato il 3 May 2017

E se torna l'inflazione? La domanda non è peregrina perché, anche se pare non sia questione di giorni, gli economisti attendono comunque un rialzo dell’inflazione, almeno nei prossimi mesi e un po' in tutta l’Eurozona. Cosa succede al costo del denaro e ai mutui, compresi i mutui prima casa, se l'inflazione ritorna? Di certo ci sarà un aumento, sia del costo del denaro che dei mutui (e dei prestiti più in generale), come ha anticipato il supplemento Economia del Corriere della Sera, che ha fatto i conti in tasca a quattro profili (i giovani, le famiglie, i professionisti e i single in cerca di surroga) in modo da spiegare le strategie migliori da attuare per sfruttare al meglio gli attuali tassi, ancora al minimo storico.

Ritorno al futuro. Se l'inflazione si risveglia, almeno in prima battuta dovrebbero essere penalizzati i mutui a tasso fisso di nuova stipula: nessuna conseguenza, invece, per chi ha in corso il mutuo tasso fisso. Il parametro di riferimento adottato per determinare il prezzo di un mutuo a tasso fisso, infatti, è l’Eurirs: in questo momento il parametro, con riferimento a operazioni ventennali, si aggira all’1,3%: i mutui migliori costano, invece, il 2% con spread, cioè con un margine di guadagno per la banca di 70 centesimi di punto. Per quanto concerne i mutui variabili, quelli più economici, sempre a 20 anni, sono attualmente offerti all’1%: il parametro di riferimento più adottato, ossia l’Euribor trimestrale, viaggia invece, da mesi, in territorio negativo, a -0,3%, con uno spread di 130 centesimi, ossia di 60 centesimi in più rispetto ai tassi fissi.

Tasso fisso, allarme per i nuovi mutuatari. In questo momento la situazione è questa: le banche spingono sul tasso fisso soprattutto per fidelizzare i clienti. E' pensabile, però, che gli spread andranno a riallinearsi sul livello attuale dei mutui a tasso variabile e che l’Eurirs registri un qualche rialzo. In sostanza, se l'inflazione si rialza, chi stipula un mutuo tasso fisso dovrà pagare una rata più cara rispetto a chi lo ha stipulato con inflazione al livello attuale.

Tasso variabile, tutto dipenderà dalla Bce. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile, sembra scontato che se l'inflazione rialza la testa il costo delle rate aumenterà. Questo, però accadrà quando la Bce alzerà il tasso di riferimento, fermo allo 0,05% dal settembre 2014: un rialzo di questo tipo si rifletterebbe sul livello dell’Euribor, determinando conseguenze nefaste (l'aumento delle rate, insomma) anche per chi ha in corso un mutuo. In pratica, fanno presente gli esperti, su un mutuo per cui si debbano restituire ancora 100 mila euro, l'aumento dell'Euribor di un decimo di punto si trasformerebbe in un incremento della rata di 8 euro al mese per il primo anno.

Buone notizie dal Liffe londinese. Una nota confortante arriva da Londra, dove le quotazioni del future sull’Euribor, al Liffe, il London international financial futures exchange, il mercato britannico istituito nel 1982 sul quale sono trattati contratti futures sulle valute, sui tassi d’interesse e sugli indici azionari: ebbene il Liffe dà una boccata d'ossigeno e indica che l'aumento di 100 centesimi dell'Euribor potrebbe arrivare, sì, ma non prima del 2021. 

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.

All'inizio negli anni '90 si è occupato di cronaca su La Repubblica lavorando al contempo come giornalista in alcune televisioni libere liguri. A Milano è stato redattore capo di Italia-iNvest.com, primo sito italiano specializzato in economia. Ha lavorato al sito “Lettera finanziaria” di Giuseppe Turani. Sulla carta stampata ha lavorato con Affari & Finanza ed è stato caporedattore di Finanza e Mercati. Attualmente lavora a MF-Milano Finanza.

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