Mutui e spread: quali conseguenze?
Con la formazione del nuovo governo e la relativa riduzione dell’incertezza sulla situazione politica italiana, pare ridimensionarsi anche il pericolo “spread” che alla fine di maggio era riemerso come spettro del passato a ricordarci le preoccupazioni del 2011-2012. Tuttavia il livello del differenziale tra l’interesse pagato dai Btp a dieci anni e il Bund tedesco di pari periodo è ancora al di sopra dei 230 punti base, un livello che da molto tempo non si registrava. La domanda è: quali possono essere le ripercussioni di questo parametro sui mutui?
Innanzitutto bisogna chiarire che, se pure non è vero che le oscillazioni nello spread siano totalmente indolori per l’economia reale (come spesso strumentalmente sostiene una fazione politica o l’altra), è però vero che le conseguenze non si ripercuotono in maniera diretta sui mutui, né su tutte le tipologie di mutuo. Se aumenta lo spread, infatti, significa che tanto lo Stato italiano quanto le banche dovranno pagare tassi di interesse maggiori sui finanziamenti ottenuti emettendo obbligazioni. Questo significa che tali maggiori costi verranno fatti ricadere, a cascata, su coloro che usufruiscono di servizi bancari, di prestiti e di mutui sotto forma di maggiori costi e tassi di interesse più pesanti. Attenzione però: i tassi di interesse sui mutui che vengono influenzati in questo caso sono quelli relativi allo spread bancario (si parla di spread anche in questo caso), non il tasso base. Quest’ultimo infatti è collegato al tasso Euribor (per quanto riguarda i mutui a tasso variabile) o all’Irs (per quanto riguarda i mutui a tasso fisso), ovvero dei tassi europei interbancari che sono poco influenzabili dal Btp italiano.
Appurato che il differenziale Btp-Bund influenza lo spread bancario, va fatta una ulteriore distinzione, ovvero quella tra mutui già in essere e nuovi mutui. Per i mutui in corso, se si tratta di mutui a tasso fisso, l’influenza dello spread tra titoli di Stato italiani e tedeschi è in effetti nulla: ormai le condizioni del finanziamento sono state stabilite, e nulla può farle cambiare. Diverso è il caso dei mutui a tasso variabile, il cui interesse si aggiusta periodicamente: per questi ultimi in effetti potrebbero registrarsi dei peggioramenti delle condizioni del finanziamento. Idem per i mutui di nuova stipula, sia a tasso fisso che variabile, i quali ovviamente vengono sottoscritti alle condizioni presenti e possono essere negativamente influenzati dagli attuali maggiori costi di finanziamento delle banche.
Tuttavia, va detto che difficilmente vedremo i tassi dei finanziamenti impennarsi come nel biennio 2011-2012: allora la situazione di partenza era molto diversa, e la Banca Centrale Europea non aveva ancora messo in campo le misure necessarie a mitigare le conseguenze negative della crisi. Al momento le condizioni di Irs e Euribor sono ancora tali da rendere piuttosto conveniente stipulare nuovi mutui. I dati Crif di aprile confermano un aumento dell’importo medio richiesto, che si aggira intorno ai 125,6 mila euro, e quasi in un terzo dei casi si colloca tra i 100 e i 150 mila euro. Tuttavia il numero delle richieste di mutui è sceso del 2% annuo, segno che la dinamica delle surroghe, principali fattori trainanti la domanda di finanziamenti per la casa, è in via di esaurimento.
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