Mutui e Qe: tutto tranquillo fino a settembre 2018

Sospiro di sollievo per chi guardava con preoccupazione alla volta di Francoforte, ieri pomeriggio, in attesa del temuto annuncio del cosiddetto “tapering” da parte del capo della Bce Mario Draghi. Ma l’annuncio non c’è stato, o per lo meno la pillola è stata indorata. E così i mercati finanziari hanno applaudito, e anche chi pensava di dover rivedere le proprie esigenze di mutui casa e prestiti personali alla luce di nuovi scenari può stare tranquillo: fino al settembre 2018 tutto resterà come prima, o quasi.

La sospensione degli acquisti di bond da parte della Banca Centrale Europea infatti ci sarà, sì, ma non sarà drastica. Da gennaio a settembre del prossimo anno semplicemente i fondi che Francoforte dedicherà a sostenere le economie nazionali, aumentandone la liquidità, saranno dimezzati: da 60 a 30 miliardi al mese. E ciò in scia, secondo Draghi, di una situazione macroeconomica migliore in tutta Europa, anche se ciò non si sta traducendo nello sperato, “sano” aumento dell’inflazione.

Cosa significa questo? Che la Bce ha ancora tra i suoi obbiettivi il sostegno alla liquidità da investire, più che da risparmiare, nelle economie nazionali. Il che vuol dire che il momento del rialzo dei tassi, che si accompagnerebbe necessariamente ad una politica volta a ridurre la liquidità, è ancora lontano. Probabilmente sarà il successore di Draghi, che lascerà il mandato nell’ottobre 2019, a prendersi la responsabilità di invertire il trend dei tassi, che ad oggi restano ai minimi storici.

Al momento l’Euribor, tasso di riferimento per i mutui a tasso variabile, resta ampiamente sotto lo zero, e il suo andamento non lascia intuire inversioni di tendenza almeno fino alla metà del prossimo anno, e anche allora il ritorno al segno più non potrà essere drastico, soprattutto se Draghi sceglierà, come pare evidente, di cambiare politica monetaria solo con estrema gradualità. Fino ad allora chi deve chiedere un mutuo o un prestito può essere relativamente certo di farlo al costo minore possibile per questo periodo storico, soprattutto se sceglie di stipulare un tasso fisso. Ma anche chi ha in essere un contratto a tasso variabile può considerarsi, almeno per il momento, al riparo da scossoni e dalla necessità di surrogare il mutuo.

Non solo: ma il fatto che l’inflazione stenti a ripartire, e che quindi i prezzi dei beni, immobili compresi, stiano rimanendo bassi - benché ciò sia indice di una scarsa ripresa economica - può trasformarsi in un vantaggio per chi desideri acquistare casa (non così, forse, per chi invece vuole venderla). I prezzi più abbordabili sono infatti un chiaro invito a lanciarsi nell’avventura dell’acquisto delle proverbiali quattro mura, e in effetti in gran parte anche a questo si deve il boom di mutui registratosi negli ultimi anni.

Resta da comprendere su quale tipo di mutuo orientarsi. Considerato che almeno per un anno la situazione dei tassi dovrebbe variare di poco rispetto a quella odierna, il consiglio è sempre lo stesso: valutare e confrontare le diverse proposte di mutuo, soprattutto per quanto riguarda il proprio orizzonte temporale (più lungo il periodo di ammortamento, maggiore la probabilità di un rialzo dei tassi) e i costi del mutuo. Attenzione quindi al Taeg, il tasso che indica i costi reali del mutuo compresi di ogni componente, e allo spread che la banca applica in aggiunta al tasso base.

27 October 2017 di

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