Mutuo, sale il numero delle rate

La scorsa settimana anticipavamo il fatto che, dal 1 luglio 2016, entrano in vigore le nuove norme in tema di insolvenza dei mutui, che autorizzano le banche – quando ciò sia stato stabilito in sede di firma del contratto – a pignorare l’immobile qualora non vengano saldate 18 rate del mutuo.

Un recente studio Nomisma relativo ai primi mesi di quest’anno va ad aggiungere tinte fosche al quadro sui mutui, che già gli ultimi dati Abi dipingevano più grave ad aprile 2016, con 84 miliardi di sofferenze nette, contro gli 83,1 di marzo. Secondo il centro di ricerca, nella prima parte del 2016 si sono evidenziate le ragioni per le quali la capacità di rifondere i mutui, nel nostro Paese, non può che essere minata alla base.

Risulta a Nomisma che, come già si intuiva da molti segnali, le giovani generazioni siano sempre più economicamente dipendenti dalla propria famiglia di origine; anche in casi in cui il numero di persone all’interno del nucleo familiare che percepiscono reddito sia in aumento, la prudenza raffredda comunque gli animi quando si tratta di decidere se sia il caso di acquistare o meno un’abitazione. Anche perché il 37% delle famiglie non riesce comunque a risparmiare nulla. Le famiglie che intendono comprare casa scendono così dal 12,2% di inizio 2015 all’8,8%, che scende al 5,5% se si passa a valutare un acquisto “nei prossimi mesi”. Un calo nel numero di famiglie da 2,5 milioni a 2. Idem per le ristrutturazioni: solo il 25% intende effettuarne nel corso dell’anno.

Chi poi decide di acquistare o ristrutturare, è sempre più dipendente dai mutui, non avendo disponibilità di liquidi propri; difficoltà, questa, che si riscontra nell’aumento dell’incapacità di ripagare le rate, salito in un anno dal 14,4% al 22,8%, che spinge le famiglie sempre più verso la rinegoziazione dei contratti.

Tra chi decide di stipulare un mutuo per la casa, poi, serpeggia in più il problema della difficoltà di trovare dalle banche l’adeguata risposta alla propria domanda di liquidi. I dati Nomisma parlano di un 73% di domande di mutuo che non vengono nemmeno accolte per mancanza di garanzie, o addirittura che vengono respinte già dalla fase del colloquio informale preliminare, ancora prima di aprire la pratica. Le domande che vengono rigettate sono spesso quelle relative a famiglie in difficoltà, o perché composte da genitori single con figli (7,6%) o perché si tratta di famiglie numerose con scarsa disponibilità economica (il 6,1%).

Ricordiamo, a titolo didattico, che le banche solitamente applicano condizioni più vantaggiose ai finanziamenti al di sotto di un loan to value del 50%, mentre, man mano che questo sale fino all’80% (fino ai casi estremi dei mutui 100%) le condizioni diventano più onerose. Per tutelarsi dal rischio di insolvenza, prima di concedere un prestito di solito la banca calcola la sostenibilità della rata, risultante dalle condizioni applicate, rispetto alle entrate dell’aspirante mutuatario (pensioni, redditi da lavoro ecc…). Perché si possa stare tranquilli, la rata del essere almeno al di sotto del 33% delle entrate.

27 June 2016 di

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